La stazione è una casupoletta, di un giallo ormai sbiadito e un tetto di tegole dove il muschio da un colore scuro a quello che una volta doveva essere arancione brillante.
La canala riprende il colore e scende a terra, ricoperta di ruggine e calce.
Fuori dalla piccola stazione ci sono delle piante fuori luogo quasi come l'uomo, un uomo di un'età imprecisata con i capelli come Elvis e una pancia che sembra artificiale.
La natura è selvaggia, intorno.
Montagne con cime aspre e rocciose scendono fino a trasformarsi in boschi di conifere, che si mescolano presto a quercie e castagni.
Il paesino, con la sua chiesa di pietra e il campanile ottogonale, è circondato dalle fronde, sembra di essere lontani da tutto, se non ci fosse il treno sembrerebbe di sentire ancora da lontano il ragliare degli asini, le schiene caricate dalle gerle piene di castagne, trasportate lungo aspri sentieri tra pascoli e carbonaie.
E sembra di vedere donne intente a stendere il bucato con il fazzoletto in testa, e vecchi, con vestiti poveri e il fisico di chi ha lavorato una vita nei campi, dissestando il terreno duro e sassoso a colpi di zappa, che sorridono dalla veranda del bar del paese, che si affaccia sulla piazza dove i bambini giocano rincorrendo i cani...
L'arrivo dell'altro treno scuote la calma e riporta al presente.
Il paese è vuoto, probabilmente sono tutti nelle loro case a guardare telegiornali che parlano solo di caldo e soubrette, in attesa di trasmissioni dove si litiga sovrastando la voce degli altri e gesticolando come scimmie ubriache.
L'altro treno si ferma e lascia libero il binario, anche il mio treno può ripartire e gettarsi nelle frasche e nelle gallerie, mentre il paesaggio piano piano si trasforma, sempre più paesi, sempre più case vicino ai binari, con macchine parcheggiate e parabole sui tetti.
Sempre più in basso, fino ad arrivare nella valle, nel paese più grande, con case, strade, gallerie, traffico... penso ai miei colleghi di città, per loro anche questo posto sarebbe un paradiso verde, un posto dove fare un week-end off, per dimenticare il caos e il ritmo faticoso della città.
Lentamente il treno si ferma, prendo la valigia e scendo le scale, e ripenso al paesino, ma un attimo, poi mi lascio alle spalle i binari e ritorno nel mondo attraversando la sala della stazione.