domenica 15 novembre 2009

Nebbie

Non era più così buio, ma la nebbia continuava a nascondere tutto quello che era più lontano del fiume.
Lei entrò in macchina continuando a ridere e scherzare mentre lui si appoggiò alla portiera. A breve sarebbero arrivati i saluti e ognuno avrebbe preso la via di casa, un caldo piumone e qualche ora di sonno prima di alzarsi... con la voglia di dormire ancora.
Si dice che se una farfalla sbatte le ali a Pechino, allora cambia il tempo a New York... magari quella sera una farfalla aveva flebilmente mosso una zampina sulle rive del fiume giallo, e questo aveva smosso una sola, piccola, folata di vento dall'altra parte del mondo. Una piccola brezza di vento caldo, piacevole, che le accarezzò la pelle e le modellò un sorriso.
-Che c'è?
-Nulla, ti stavo guardando
-E cosa guardavi?
-Il tuo sorriso...
-Fa cacare?
-No, direi di no... vedi, sorrido anch'io
Lei si girò guardando il volante e lui pensò che tra poco, quando si sarebbe rigirata, lo avrebbe salutato, lui avrebbe ricambiato il saluto e si sarebbe incamminato a piedi, avvolto dalla nebbia.
-Sai, guardarti sorridere è la mia seconda attività preferita
Lei si girò, e guardandolo gli chiese:
-E qual'è la prima?
-Beh la prima è guardarti negli occhi e sentire la tua voce
-Scemo...
-No, sul serio... Quando siamo insieme e mi racconti quello che fai, cosa pensi... mi sento bene, dimentico tutto: stanchezza, nervi, tristezza, e mi lascio trasportare dalla musicalità della tua voce
Forse sarebbe stato il momento di fermarsi, lei si era girata di nuovo verso il volante, ma stavolta gli angoli della bocca facevano capire che il sorriso era un po' forzato... e invece lui continuò:
-Sai, poi mi piace anche quando ci sono dei silenzi e tu mi guardi... io mi perdo nei tuoi occhi e non penso a nulla, sono come inebetito e sto lì a fissarti...
-Senti...
-Oh scusa, mi ero perso a parlare
Anche il sorriso forzato era scomparso, si vedeva che lei era infastidita dalla conversazione, e forse anche un po' triste sapendo che avrebbe dovuto dirgli qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. Un attimo di silenzio mentre giocherellava con il portachiavi e forse organizzava le idee... lui riprese a parlare:
-Guarda, è quasi giorno... sarà l'ora di andare a casa... magari ci vediamo la prossima settimana
-Si... la prossima settimana... buonanotte
-Buonanotte
Le chiuse la portiera gentilmente e, salutando con la mano, si incamminò nella nebbia, con la testa vuota, e fumosa, come la nebbia d'intorno.
Poi riniziarono i pensieri, ma bastò poco perché lui arrivasse ad una conclusione.
Si fermò, guardò l'ora, e tra sé e sé pensò:
-Chissà se faccio ancora in tempo a prendere quel treno
E senza indugiare cambiò direzione e prese a camminare, tra la nebbia e le prime luci dell'alba, finché la nebbia non lo avvolse, e lo inghiottì completamente.

venerdì 12 giugno 2009

Prologo

Qualcosa non quadra.
Hai passato gli ultimi anni a vivere una vita felice, poche preoccupazioni e grandi soddisfazioni, un lavoro perfetto, un amore inebriante, una vita sociale in cui sei il protagonista.
Sono stati mesi sereni, lontani da preoccupazioni e ansie, non ricordi nemmeno l'ultima volta che hai pensato a scappare lontano, eppure non riesci a toglierti dalla testa che...
Qualcosa non quadra.
E cerchi di fare mente locale a questa mattina.
Risveglio dolce, bacio, carezze, doccia, caffè (preparato da lei), una rilassante passeggiata in una splendida giornata poi a lavoro, nulla di scocciante fino a sera, qualche risata con i colleghi poi di nuovo fuori, a passeggiare rientrando a casa.
Ricordi esattamente la sensazione che hai provato, era come se ci fosse un turbamento nell'ordine naturale delle cose, quindi hai visto lei (lui?).
Era lì, in piedi, con una tunica nera che le (gli?) copriva il volto, immobile. Quando le sei passato accanto hai sentito quella voce sussurrata che diceva "non è reale". Appena passata ti sei girato e non c'era più... e nessuno sembrava essersi accorto di nulla.
Ma tu si, hai sentito in te una sensazione strana, profonda, avvolgente, come se fosse stata l'unica sensazione vera che hai avuto negli ultimi anni.
E da quando sei tornato hai cominciato a riflettere e ora sei convinto che c'è qualcosa che non quadra.
C'è stata una svolta, non ricordi quando, hai solo un vago ricordo di quando le cose hanno cominciato a girare per il verso giusto e non ricordi niente che sia andato male da allora. Nessuna grana al lavoro, nessuna tragedia, nessun forte dispiacere, nemmeno un piccolo incidente, nulla, è tutto andato dannatamente bene.
Cosa succede? Sei in paradiso? Sono tutti d'accordo per farti sentire bene? Dove sei?
Prendi la tua moto nuova fiammante comprata con un mega sconto (stavi simpatico al concessionario) e parti, senza farti vedere né voltarti indietro e inizi ad accelerare.
Passi il primo semaforo senza fermarti e non succede nulla, nessuno ti viene addosso, nessuno frena all'ultimo minuto, nessun incidente, nulla... semplicemente ti fanno passare.
Passi il secondo, il terzo e il quarto.
Al quinto semaforo sfrecci col rosso a 210 mentre nessuno inchioda, ti insulta, nemmeno una mano fuori dal finestrino.
Ormai sai quello che devi fare... gas a manetta e via.
E' strano quando ti rendi conto che stai andando a sbattere. Hai così pochi istanti che non puoi pensare a troppe cose ma vedi distintamente il muro che si avvicina a una velocità impressionante e pensi che stai per vedere tutta la tua vita, e immagini di sentire l'adrenalina che sale, di assaporare il momento della tua morte, ma qualcosa non quadra.
I secondi non sono dilatati, lo schianto arriva veloce e il buio ti circonda.
Poi, più nulla.

venerdì 13 febbraio 2009

Inizio di una storia

E' strano pensare a come tutto è iniziato.
La notte era buia, le nuvole non lasciavano spazio alla luna, nel buio si intravedevano appena le sagome delle colline e dei monti e in lontananza si intravedevano le luci di case sparse e qualche lampione. Intorno a me solo buio, ormai ero a metà strada tra Kilcar e Carrick. Avevo intravisto una casa bianca e verde-azzurro, ancora in costruzione, e mi ero avvicinato ma avevo trovato tutto spento, magari non era ancora abitata. Sopra la casa c'era un capannone verde (o almeno così mi sembrava). Il silenzio era inquietante.
Mi ero fermato a fare una pausa, un momento di ristoro prima di riprendere il cammino che mi avrebbe portato a Carrick dove mi avevano consigliato una locanda. Sapevo che in una ventina di minuti sarei arrivato e già pregustavo il sapore di una Guinness e il caldo di un locale.
Mi ero seduto sui gradini della casa e guardavo il cielo, quando a un tratto avevo cominciato a sentirmi osservato.
Ricordo la paura, se ci fosse stato un qualche malintenzionato sarei stato da solo e in un posto desolato, nessuno per aiutarmi.
Giravo la testa a destra e a sinistra e girovagavo intorno alla casa per trovare qualcuno, ma non c'era nessuno. A un tratto girandomi di scatto avevo finalmente trovato il qualcuno. O meglio il qualcosa.
Era una pecora.
Aveva il muso bianco ed era lì e mi fissava.
Io ero pietrificato anche se avevo una consapevolezza che era soltanto una pecora e non ero in pericolo.
Ero inebetito e fissavo la pecora negli occhi e lei fissava i miei, quando improvvisamente parlò:
-Seguimi
Non so se era stato l'ordine della pecora o l'assurdità della cosa, ma improvvisamente ero calmo e ero pronto a seguirla.
Ne ho viste di cose strane da allora. Ancora oggi non riesco ad abituarmici.
Ora è il momento di andare, la luna è alta e Shliab Liag mi sta aspettando.
La casa ora è abitata, le luci sono accese e dalle finestre intravedo qualcuno che siede a un tavolo con un computer davanti. Mi alzo e parto alla volta di Carrick e da lì le scogliere.
A volte penso a come sarebbe una vita normale.
Ma non ora.
Ora comincio a muovermi, non ho molto tempo e la notte non durerà per sempre. Decido di non seguire la strada e mi incammino tra i pascoli e le torbiere.

mercoledì 14 gennaio 2009

Sogno di una notte di mezzo inverno

Non c'è nessuno su questa strada.
E' questo il bello del guidare di notte, non c'è traffico, nessun rumore, solo il rumore dell'auto che sfreccia tra le piante.
E pensare che non avrei mai voluto usare una macchina qui.
Ma ora non mi preoccupo della guida a sinistra, posso fare tutto con calma, tanto non c'è nessuno... E guardo il paesaggio... A destra una piccola lingua di prato e poi alberi, a sinistra una parete rocciosa che si alza e si abbassa durante il viaggio. La strada è fatta di quell'asfalto strano, scuro, un po' grezzo, dove si riflette la luce della luna.
C'è un'ottima luce, non riesco a vederla, da qui, la luna ma probabilmente è piena, perchè illumina tutta la campagna, e le fronde, e la strada, e la curva a sinistra che mi attende in fondo a questo lungo rettilineo, che pace...
Sto guidando una macchina particolare, sembra una di quelle vecchie americane con le linee spigolose, con il muso lungo, senza la coda e molto larga, comoda anche per viaggiare in tre nei sedili posteriori, magari anche in 4 all'occorenza.
Mi avvicino alla curva e all'improvviso spunta un camion. Esce dalla curva, sbandando, forse del ghiaccio, e occupa tutta la mia corsia. Mi butto a destra, deciso, ma cerco di non tornare subito a sinistra per evitare manovre brusche e testacoda.
Passata la cabina del camion cerco di rallentare, con calma, senza inchiodare, paura del ghiaccio, dell'olio, di quello che ci può essere. Mi avvicino al prato, ok, qui il prato si allunga un po', al massimo arrivo sul prato e sterzo piano, giusto per non rischiare di finire negli alberi, piano, piano... ok, sono quasi fermo... sul pratino, eccoci...
Quando ecco che improvvisamente la macchina non rallenta più, scivola, come su un cuscinetto d'aria, sterzo di colpo e la macchina si gira di 180 gradi, di botto.
E' un attimo, non riesco a capire che succede, i fari puntano in alto, gli alberi, la sensazione di vuoto, illumino gli alberi, vedo le fronde, bianche, poi il tonfo, morbido, sono caduto solo qualche metro, prima il retro, poi il davanti ma non è finita, la macchina comincia ad affondare, veloce, vedo l'acqua che sale sulle fiancate.
Riprendo a pensare, penso a come il pratino finisse nel vuoto, a come gli alberi nascondessero il mare, lago o questa cosa qualunque sia. Penso a cosa fare, a restare calmo e vedo l'acqua che sta per sommergere completamente la macchina e penso e velocemente sono sommerso.
Ok, penso, devo uscire, prima che ci sia troppa massa di acqua sopra la macchina, rompere il finestrino e nuotare, ok, posso farcela.
Cazzotto. Nulla. Cazzotto. Nulla. Gomito. Nulla.
Il vetro sembra di acciaio, non succede nulla, l'acqua preme sul vetro e non lo fa nemmeno vibrare.
Calma, serve calma, non devo sprecare ossigeno. Calma, ora penso a cosa fare, calma, calma, calma...
Calma...