Non era più così buio, ma la nebbia continuava a nascondere tutto quello che era più lontano del fiume.
Lei entrò in macchina continuando a ridere e scherzare mentre lui si appoggiò alla portiera. A breve sarebbero arrivati i saluti e ognuno avrebbe preso la via di casa, un caldo piumone e qualche ora di sonno prima di alzarsi... con la voglia di dormire ancora.
Si dice che se una farfalla sbatte le ali a Pechino, allora cambia il tempo a New York... magari quella sera una farfalla aveva flebilmente mosso una zampina sulle rive del fiume giallo, e questo aveva smosso una sola, piccola, folata di vento dall'altra parte del mondo. Una piccola brezza di vento caldo, piacevole, che le accarezzò la pelle e le modellò un sorriso.
-Che c'è?
-Nulla, ti stavo guardando
-E cosa guardavi?
-Il tuo sorriso...
-Fa cacare?
-No, direi di no... vedi, sorrido anch'io
Lei si girò guardando il volante e lui pensò che tra poco, quando si sarebbe rigirata, lo avrebbe salutato, lui avrebbe ricambiato il saluto e si sarebbe incamminato a piedi, avvolto dalla nebbia.
-Sai, guardarti sorridere è la mia seconda attività preferita
Lei si girò, e guardandolo gli chiese:
-E qual'è la prima?
-Beh la prima è guardarti negli occhi e sentire la tua voce
-Scemo...
-No, sul serio... Quando siamo insieme e mi racconti quello che fai, cosa pensi... mi sento bene, dimentico tutto: stanchezza, nervi, tristezza, e mi lascio trasportare dalla musicalità della tua voce
Forse sarebbe stato il momento di fermarsi, lei si era girata di nuovo verso il volante, ma stavolta gli angoli della bocca facevano capire che il sorriso era un po' forzato... e invece lui continuò:
-Sai, poi mi piace anche quando ci sono dei silenzi e tu mi guardi... io mi perdo nei tuoi occhi e non penso a nulla, sono come inebetito e sto lì a fissarti...
-Senti...
-Oh scusa, mi ero perso a parlare
Anche il sorriso forzato era scomparso, si vedeva che lei era infastidita dalla conversazione, e forse anche un po' triste sapendo che avrebbe dovuto dirgli qualcosa che non gli sarebbe piaciuto. Un attimo di silenzio mentre giocherellava con il portachiavi e forse organizzava le idee... lui riprese a parlare:
-Guarda, è quasi giorno... sarà l'ora di andare a casa... magari ci vediamo la prossima settimana
-Si... la prossima settimana... buonanotte
-Buonanotte
Le chiuse la portiera gentilmente e, salutando con la mano, si incamminò nella nebbia, con la testa vuota, e fumosa, come la nebbia d'intorno.
Poi riniziarono i pensieri, ma bastò poco perché lui arrivasse ad una conclusione.
Si fermò, guardò l'ora, e tra sé e sé pensò:
-Chissà se faccio ancora in tempo a prendere quel treno
E senza indugiare cambiò direzione e prese a camminare, tra la nebbia e le prime luci dell'alba, finché la nebbia non lo avvolse, e lo inghiottì completamente.
Nessun commento:
Posta un commento